Come avrete avuto modo di leggere dai giornali, il 7 maggio si è tenuta l'elezione del nuovo preside di Sociologia per il triennio 2008-2011, che entrerà "in servizio" da novembre.
Queste elezioni hanno avuto una caratteristica: il clima in cui si sono tenute. Un clima davvero encomiabile, democratico, caratterizzato da un dibattito civilissimo, paragonabile ad una rissa tra sbronzi in una stamberga per portuali (senza naturalmente voler offendere nessuno dei numerosi portuali che solitamente affollano questo blog). Per avere un'idea della serietà con cui la nostra facoltà si è saputa distinguere, potete leggere questo articolo comparso sull'Adige ( http://www2.unitn.it/minirass/immagini/070508N/2008050737324.pdf ). Tra l'altro, per dovere di cronoca dico anche che, all'interno del Consiglio di Facoltà preliminare del 30 aprile, ho sentito perfino di peggio!
Ma andiamo per ordine. Il Consiglio di Facoltà preliminare del 30 aprile è stato un tiro al bersaglio nei confronti del prof. Diani: quasi un agguato (memorabile in questo un professore che imbrocca un discorso dai toni pesantissimi e dai cori accorattissimi, leggendo da un quaderno). In questi interventi alcuni arrivano addirittura a dichiarare il proprio voto in favore del prof. La Valle. Peccato che non sia candidato, e che anzi, egli neghi di esserlo. A questo punto chiediamo la parola e porgiamo all'emminentissimo Consiglio la seguente domanda: come si fa a dichiarare il proprio voto per qualcuno che non è candidato?e soprattutto la discussione preliminare non serve ad analizzare il triennio passato? Applauso generale. Peccato che subito dopo si rinizia con lo stesso leit-motiv, con la differenza che ora si aggiungono anche le dichiarazioni di voto a favore del prof. Diani. I punti di scontro sono sostanzialmente due: la riforma e, soprattutto direi, la spartizione dei posti.
Tanto per chiarire il livello dello scontro, il prof. Diani ha sùbito qualche tempo fa, una denuncia per "abuso d'ufficio" da parte del prof. Corposanto, che voleva diventare ordinario (che è il "grado" più alto tra i docenti). Il pm sta comunque archiviando il tutto in quanto il "reato non sussiste" (termine giuridico, per dire che la denuncia è stata fatta "et minchiam" - come direbbero i latini - ). E quindi che il preside aveva avuto ragione nel cosidetto "affaire Corposanto". Naturalmente però, si può intuire chi dei due candidati avrà votato il professore in questione, e conseguenzialmente il gruppo di cui fa parte.
Il 7 maggio, memore dei toni del 30 aprile, il Decano (cioè il professore con più anzianità, che gestisce le elezioni), prof. Di Bernardo, ha permesso ai due candidati di esporre il programma, eliminando il dibattito e le rituali dichiarazioni di voto (che andavano fatte prima della votazione: e non prima delle candidature). Scelta che comprendo, ma che non condivido. E' possibile che tutti i compenenti del Consiglio di Facoltà, me compreso ad esempio, non possano esprime le proprie opinioni perché qualcuno non riesce a discutere in maniera minimamente civile?
Nel proprio programma, il prof. La Valle ha essenzialmente richiamato la necessità di migliorare il clima. Il prof. Diani si è invece difeso dalle accuse del 30, richiamando i risultati ottenuti dalla facoltà, l'introduzione di criteri di merito per la docenza e, più in generale, il processo di rinnovamento svolto.
Non so se dire se gli 80 presenti (su 83 aventi diritto - mai visto un CdF così numeroso -) hanno scelto la tranquillità oppure se, più semplicemente, i gruppi che appoggiavano il prof. La Valle erano più numerosi (43 voti a 36, con il quorum per essere eletti che era 41 voti).
Detto ciò, spero vivamente che il prof. La Valle sappia staccarsi da alcuni dei docenti che lo appoggiavano e che hanno una concezione dell'Università al limite del baronale (e forse anche un passo più avanti...) e che sappia puntare anch'egli sul rinnovamento. Tuttavia nel suo programma il prof. La Valle ha fatto anche esplicito riferimento alla necessità di un dialogo più forte con gli studenti; naturalmente da parte nostra c'è la massima disponibilità, a condizione che non solo ci ascolti, ma sappia anche tenerci in considerazione (che è cosa ben diversa).
Ora non ci resta che aspettare. Ci comporteremo con lui come è bene che i rappresentanti degli studenti si comportino con i presidi: staremo attenti al suo operato e lo giudicheremo sui fatti e su quello che saprà fare.